“AGRICOLTURA SOCIALE NEL MONTORESE: proposte e prospettive per una co-progettazione partecipata”

 

Il giorno 23 luglio 2023 sii è svolto,  l’evento, con la partecipazione di circa 40 partecipanti, questo breve e sintetico report ad uso interno, è stilato per dar conto dello svolgimento e riassumere le principali suggestioni emerse.

1 il progetto di formazione sociale, DALLA TERRA PROMESSA ALLA TERRA PERMESSA, come anticipato dal presidente provinciale del MoVI Napoli, Salvatore Amaro, è contenuto nelle slides che ne chiariscono finalità scopi ed azioni e che Caterina Credendino, coordinatrice regionale della rete partenariale, impossibilitata per ragioni familiari a partecipare, ha fatto pervenire agli organizzatori e sono allegati al presente report.

2 Introduzione dei lavori

Mimmo De Simone, ha illustrato il percorso preparatorio che ha progettato, programmato e facilitato l’evento a Montoro.

Premettendo e richiamando qualche sommario e sintetico accenno alla novità con la quale è stata pensato questo laboratorio didattico, adottando la metodologia formativa della “CO-PROGETTAZIONE”, prevista anche dalla recente normativa di Terzo Settore e che, purtroppo stenta a decollare nella prassi, a 5 anni dalla sua formale approvazione.

Trattasi di un nuovo paradigma concertativo che presuppone un nuovo modello di interazione tra le istituzioni pubbliche locali e le forze del volontariato organizzato e del settore no profit, fondato sull’ “ascolto attivo” e sul programmare “insieme”, le priorità per una rigenerazione del territorio modulata sulla centralità del “beni comuni” ed una progettazione condivisa dell’amministrare la comunità, riconoscendo e valorizzando il dettato costituzione che legittima, riconosce e valorizza il ruolo e la funzione dei corpi intermedi e delle formazioni sociali.

 

3 La tavola Rotonda iniziale: “L’AGRICOLTURA SOCIALE, UNA SFIDA ED UNA PROSPETTIVA….PER CONTRIBUIRE ALLA TRANSIZIONE ECOLOGICA….. E FAVORIRE NUOVE FORME DI WELFAR DI COMUNITA’.

 

3.1 introduce la tematica Pietro Ravallese, animatore della “casa dei fili d’erba”, piccolo eremo di spiritualità, che sta supportando le esperienze formative della presente progettualità, in corso di attuazione nell’intera Regione campania, con alcune suggestioni tratte dalle pubblicazioni di Pia Pera, scrittrice di saggistica e di narrativa, contenute lel suo ultimo libro, “AL GIARDINO ANCORA NON L’HO DETTO”, nel quale Pia scrive quello che vive con una meravigliosa congruenza di parole e cose, il terreno considerato come una pagina e la coltivazione come scrittura – e viceversa, riprendendone qualche spunto significativo,,,,,,

E per rendere meno difficile quest’impresa un unico ingrediente deve essere stato necessario: l’amore, non solo verso questo giardino, ma anche verso la natura in genere, facendo del giardinaggio una forma di letteratura……

La cura di un giardino segue le stesse regole della cura del nostro giardino interiore, del nostro corpo, o meglio dei nostri corpi, fisico, emotivo, mentale…….

Guardando il tuo giardino si comprende chiaramente come sei riuscita a metterti in contatto con la sua anima, con il genius loci, che sei riuscita a creare in esso l’armonia, seguendo la sua energia, le sue necessità, le sue aspirazioni più elevate……

Curare e coltivare se stessi è la medesima cosa, e osservando il modo con cui hai agito nel giardino puoi anche comprendere come dovresti agire quando il giardino da curare si chiama Pia………”

In successione delinea i contorni, il contesto ed i possibili scenari della tematica, L’AGRICOLTURA SOCIALE NEL MONTORESE E NEL SUO IMMEDIATO HINTERLAND, collegandolo alle visioni del Volontariato maturo e dell’Ambientalismo di frontiera, esigito dai cambiamenti climatici in corso, per immaginare nuove ed inedite forme di economia bio-centrica.

Auspica un confronto aperto, non limitativo ad interpretazioni troppo riduttive e meramente economicistiche, per sognare e mettere in campo piccole ma significative esperienze di innovazione che recuperino in termini il senso vero ed autentico delle tradizioni territoriali.

3.2 Girolamo Giaquinto, sindaco di Montoro, nel condividere le finalità che ispirano questo percorso formativo, sottolinea la positività di un paradigma, utile ed efficace, oltre che evocativo, di transizione da un’asserzione religiosa, “terra promessa”, per approdare ad una “terra permessa”, che interpreta una visione attualissima di una laica convergenza verso la missione delle autonomie locali, di cui la co-progettazione se diventa stile di buon governo attraverso forme vive di compartecipazione, non può che produrre non solo crescita in senso economico, ma ancora di più aumentare il grado ed il livello dell’integrazione e della coesione sociale.

 

3.3 Claudio Condorelli, presenta e racconta l’esperienza della cooperativa Stalker, che sta sperimentando, nel montorese la valorizzazione del pomodoro san marzano dop….

La cooperativa Stalker è una cooperativa sociale di tipo b, con una prevalenza di soci-lavoratori svantaggiati che, attraverso l’auto-gestione, tipico della cooperazione, tentano di dare una risposta positiva alle proprie fragilità, puntando sul lavoro come dimensione di nuova cittadinanza.

Trasformiamo prodotti dell’ortofrutta: creme, marmellate, paté, pesti etc e le varie forme di conserve dei pomodori ed altre produzioni orticole.

Abbiamo anche un’attività di cura del giardinaggio e da ultimo, qui a Montoro, abbiamo avviato una coltivazione di Pomodoro San Marzano DOP.

Questa coltivazione del pomodoro san marzano non rappresenta solo il vantaggio dell’accorciamento della filiera produttiva, integrando produzione e trasformazione, ma è frutto di una lunga storia.

(una sintesi più estesa di questa storia può essere richiesta direttamente a Claudio)

Le cooperative come fonte di sviluppo economico di una comunità

La cooperazione, fin dal suo nascere, è una forma di partecipazione all’economia. Una forma con cui un gruppo di persone unite da una volontà di raggiungere degli interessi comuni a partire dall’auto valorizzazione ( e non a dalla remunerazione del capitale) insieme (autogestione) costruisce un modello di azienda solidale ( La “porta aperta” nelle cooperative).

Nelle cooperative sociali e nelle aziende di agricoltura sociale questa forma di partecipazione si allarga. L’azienda non viene giudicata solo dai risultati che raggiunge (per esempio aumento dell’occupazione) ma anche per i risultati che vanno oltre i confini aziendali (integrazione sociale).

Le esperienze a Montoro e possibili prospettive.

Mi preme a questo punto citare l’esperienza della “fattoria sociale condivisa-“STARZE AVENIA”. Si tratta di una esperienza, inedita ed originale di volontariato di prossimità, volutamente non formalizzata né istituzionalizzata, di mutuo “auto aiuto”, secondo i canoni del moderno volontariato di frontiera, ispirato alle logiche della reciprocità e del fraternariato, alla luce degli insegnamenti messianici della Laudato SI’ e dell’enciclica Fratelli TUTTI, con i quali questo papato sta proponendo un inveramento universale per una nuova economia incentrata sulla cura del pianeta e la fratellanza umana.

Persone e famiglie, con piccoli appezzamenti di terreni contigui che si scambiano gratuitamente prodotti e che cercano di aiutarsi nella cura dei campi. Persone perlopiù anziane, eticamente motivate, che sanno che il loro impegno contadino è sempre più limitato.

Inoltre tentano di valorizzare campi vicinali a rischio di abbandono per cause simili.

Qui si apre la possibilità concreta di costruzione di una o più esperienze di cooperative di Comunità, una inedita e suggestiva dimensione che merita di essere studiata, accolta, messa in pratica a vantaggio delle nuove generazioni.

Una tipologia potrebbe riguardare appunto l’attenzione verso l’abbandono della terra da parte di contadini per senilità o difficoltà di gestione. Un intervento che rivaluti il fattore terra come fattore culturale e di promozione umana al di fuori di ogni pretesa di modernizzazione forzata.

Una possibilità di integrazione fra anziani e giovani che amano ritornare alla terra.

Un’altra tipologia potrebbe essere quella di un recupero della terra a favore della valorizzazione delle culture tipiche del territorio (cipolla ramata e san marzano, ed altre sperimentazioni alternative)

Tutto dipenderà di chi vorrà e saprà mettersi in gioco per andare oltre l’apatia e l’indifferenza!

 

3.4 Luciana Ponticelli, portavoce comunità Slow Food Valle dell’Irno

 

Tutta la filosofia di Slow Food si fonda sui principi sociali, attraverso un processo di riconoscimento dei diritti delle persone, il rispetto della dignità umana, la lotta allo sfruttamento dei contadini.

L’atto costitutivo comincia con il “cibo buono, pulito e giusto per tutti.

La nostra comunità Slow Food valle dell’Irno realizza un “MERCATO DELLA TERRA”, a Capezzano, che si tiene nella terza domenica di ogni mese.

Non è un mercato qualunque non solo perché propone prodotti di qualità, ma perché l’obiettivo principale è “fare comunità” intorno ai temi del cibo, creando una rete di solidarietà, condivisione, inclusione.

Il mercato è un luogo dove si creano relazioni virtuose tra i produttori, i consumatori, le famiglie, gli enti pubblici territoriali, con il coinvolgimento virtuoso di tutta la comunità.

Sosteniamo inoltre le esperienze aggregative di piccoli produttori di “prossimita” che praticano un’agricoltura rispettosa della Terra, dell’ambiente naturale, del rispetto della natura, sensibili ed attenti alla cura della biodiversità.

In questa visione è prioritario, per la nostra comunità, sostenere le attività della cooperativa Stalker, della cooperativa Senso Alato, dell’esperienza “Forno di Vincenzo”.

Consapevoli delle cause e delle conseguenze a livello economico, sociale e sanitario Slow Food, con le sue molteplici forme di presenza e di impegno volontario, lancia un segnale di speranza e di rigenerazione, personale e comunitario.

Stare bene con se stessi, per creare legami e relazioni di benessere con chi ci sta vicino, in sintonia con tutti gli esseri del pianeta, è una scelta di vita, un approccio rispettoso per l’ecosistema, per creare un futuro umano, vivibile, partecipato per le future generazioni.

 

3.5 Raffaele Guariniello, assessore comunale alla Cultura

Si compiace dell’iniziativa e considera il vasto territorio della valle dell’Alto Sarno una location ideale per sperimentare e rinverdire, anche facendo ricorso alle tradizioni popolari una rifioritura dell’agricoltura come settore primario e non marginale.

Affrontando le criticità insite nelle cause che hanno determinato l’eclissi dell’agricoltura popolare, con l’avvento dell’agricoltura industriale prima, delle potenti multinazionali dopo, nell’era della globalizzazione, pone l’interrogativo de come riuscire a superare l’attuale impostazione, atteso che, anche tra di noi, la maggior parte, anche grazie ai sacrifici dei nostri nonni e genitori che ci hanno fatti diventare quasi tutti o professionisti e\o dediti ad altre attività più redditizie e comunque attratti verso emigrazioni lungo le fasce costiere con spopolamento delle aree interne…..un insieme di complessi meccanismi per il cui superamento esprime delle perplessità.

4. interventi pre-ordinati:

4.1 Mario Liguori Ambiente e Cultura: un po’ di storia aiuta a rigenerarsi, l’acqua come bene prezioso, l’”unio” come progenitore della cipolla ramata di Montoro già ai tempi dei Romani ?

Primo secolo avanti Cristo. Alcuni esploratori romani risalgono l’affluente del fiume Sarno in direzione della vetta da cui sembra avere origine.

Si erge ben visibile verso Est, l’attuale Pizzo San Michele. Il loro compito è trovare le sorgenti alle quote più alte accessibili. Oggi è immaginazione, allora una impellente necessità e le cui tracce sono reali monumenti architettonici che giorno per giorno rivelano la loro straordinaria bellezza ed importanza.

A Miseno la grande flotta romana, ormai padrona del Mediterraneo, aveva migliaia di schiavi, marinai, soldati che avevano bisogno di acqua potabile. La pianura ai piedi della montagna è fertile, abitata da uomini forti e sani: certificazione di salubrità dei suoli e delle acque. I nuovi venuti offrono doni agli abitanti che ricambiano con la loro pietanza tipica a base di “unio“ di cui i romani sono ghiotti e guidandoli alle quote più alte delle sorgenti. Ha origine l’Acquedotto Augusteo Serino -porto di Miseno. Più di cento chilometri di condotte per rifornire la flotta stanziata a Miseno e con successive diramazioni: Pompei, Ercolano, Napoli, Cuma, Acerra. Tracce di questa opera grandiosa nei nomi: Madonna dell’Arco, Ponti Rossi ed ancor di più architettura come la Piscina Mirabilis ed altre che giorno per giorno vengono rinvenute.

Testimonianze di un legame antico; è facile immaginare che insieme all’ acqua le cipolle di Montoro fossero alimento prelibato di quegli uomini di duemila anni addietro.

4.2 A conclusione della tavola rotonda è intervenuto il sen. Andrea De Simone che ha ripercorso l’itinerario, quasi trentennale, che ha consentito ad uno dei principali prodotti orticoli di Montoro, divenuti obsoleti e quasi scomparsi, appunto la cipolla ramata, divenire progressivamente motivo\simbolo della rinascitae della potenziale rigenerazione di un territorio non solo limitato all’area montorese, ma dell’intera comunità montana Irno\Solofrana.

A partire già delle intuizioni ispirate da ARCI-Gola, che è poi sfociata nella meravigliosa avventura di Sloo Food, per arrivare alla progettualità di qualche anno fa del “Parco letterario “Lo Cunto de li cunti”- Viaggio nel mondo fiabesco di Giambattista Basile – Itinerari da fiaba”, concertato tra i Comuni limitrofi di Bracigliano, Calvanico, Solofra, Contrada, capofila della rete partenariale Montoro, che ha dispiegato le sue azioni in tutta l’area interessata e si è concluso con una significativa manifestazione, a Procida, al termine di Procida capitale europea della cultura.

In continuità, l’amministrazione comunale in carica, che ha programmato un’analoga iniziativa di respiro europeo, sul piano più culturale\educativo, per valorizzare la figura di Giambattista Basile è particolarmente impegnata a perseguire l’obiettivo dell’incentivazione dell’agricoltura sostenibile e dei nuovi processi produttivi ad essa collegati, insieme alla promozione delle forme di artigianato e di piccola imprenditoria sociale, dedita alla produzione\trasformazione dei prodotti tipici locali.

In tale quadro, nel ringraziare la rete di Terra Permessa, ribadisce la positività di questo primo incontro ed auspica una feconda fase di concertazione che coniughi ed affronti, uno dei nodi strategici che attengono al futuro delle trasformazioni in atto verso nuovi ed innovativi paradigmi di economia eco-sostenibili, in grado anche, attraverso queste nuove forme di impegno sociale e comunitario di facilitare sperimentazioni che incrocino lo sviluppo di una vocazione produttiva delle produzioni di eccellenza con il vasto e composito mondo delle fragilità sociali che ha bisogno di attenzione, integrazione, dignità.

4.3 Al termine dell’incontro è stata presentata la settimana di formazione residenziale, con una route dal titolo:

SOGNARE LA PACE, PER DARE GAMBE A UNA NUOVA UMANITÀ”, che si terrà a Molfetta, in terra di Puglia, sulle strade e sulle orme profetiche di don Tonino Bello, un cercatore di arcobaleni, già presidente di Pax Cristi, dal 25 al 30 agosto p.v.

I temi di fondo delle giornate formative, affrontati con i metodi dell’apprendimento attivo e dell’auto-gestione comunitaria sono:

  1. PRENDERSI CURA DELL’AMBIENTE, DEGLI ESCLUSI, DEL PROSSIMO, OSANDO PIÙ SOLIDARIETA’;
  2. NON DARE PER CARITÀ CIÒ CHE SPETTA PER GIUSTIZIA, PER UN NUOVO UMANESIMO PLANETARIO;
  3. ACCOGLIERE, INTEGRARE, CONDIVIDERE, PER COSTRUIRE UN WELFARE GENERATIVO E DI RECIPROCITÀ;
  4. L’AMICIZIA SOCIALE COME VIA E STILE PER RILANCIARE IL DIALOGOINTERRELIGIOSO;
  5. CO-COSTRUIRE L’EUROPA SOCIALE, RECUPERANDO UNA LOGICA FEDERALISTA E NON NAZIONALISTA.

È questo il tempo opportuno per ripensare il futuro dell’Europa in chiave sociale.

Non basta più un’Europa economica, non serve un Europa bellicista, occorre un’Europa dei popoli.

Su tale principio è tempo di aprire un ampio dibattito culturale, senza dare più per scontato quello che si è già sognato ma non si è avuta ancora la possibilità di realizzare.

 

DESTINATARI

Giovani e meno giovani, animatori e/o responsabili di gruppi e associazioni interessati ad assumere il lavoro di rete quale strategia per fare comunità e vivere prassi di pace; persone desiderose di rileggere oltre che il contesto storico il proprio vissuto, perché dalle proprie scelte di pace si generano altri orizzonti di pace.

Un piccolo ed essenziale coffe break, intorno alle 20 ha concluso l’evento,

 

 

 

 

Allegate le slides introduttive fatte pervenire dalla Presidente Regionale del MoVI Campania Caterina Credendino.

 

1